Il bambino con il pigiama a righe: breve recensione

Un'amica qualche settimana fa mi ha regalato un libro, Il bambino con il pigiama a righe: la mia estraneità al flusso continuo delle pellicole cinematografiche mi ha permesso di leggerlo non sapendo quasi nulla della vicenda, dell'ambientazione e della trama.

Il libro è molto carino, ma carico di sentimenti non suoi. Mi spiego. L'orrore, la sensazione di disgusto e il gioco del detto/non detto riguardo alla visione del mondo di un bambino figlio di un gerarca nazista sono solo accennati, sfumati, abbozzatti leggermente sulla pagina come un orlo imbastito che non ha bisogno di essere completato.

Perché il vero eco delle parole scritte, con una prosa attualissima, scarna e semplice e senza spazio per ascese sintattiche e lessicali, trova una caverna dentro di noi, dentro le mille parole già viste e sentite in altri film, libri, fotografie, libri di scuola.

Azzardo un consiglio. Ora che l'orrore nazista è ormai consolidato e sedimentato nei nostri cuori, che ne dite di passare ad altro?
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