Musica & 80s

Oggi mi sono calato (musicalmente parlando) nel pieno degli anni 80, gustandomi (e rimediando a un torto) i Van Halen in Live Without a Net, anno domini 1986. Sono rimasto senza parole: Eddie è funambolico, sempre preciso con la chitarra, sorridente, divertente e divertito, con la solita sigaretta accesa tra le corde, accompagnato da una band nel pieno della forma.

Questo (spesso) pessimo decennio ci ha lasciato un'eredità imbarazzante sotto il profilo dell'abbigliamento: anche i "nostri" sono conciati in maniera impresentabile, con larghi e morbidi pantaloni in tessuto leggero, con magliette smanicate e delle scarpe semplicemente ridicole; con pettinature cotonate e (di rigore) osssigenate. Aggiungiamo poi una batteria con tamburi elettronici, ben 4 (!) casse e con un enorme gong dietro le spalle.

Il trionfo del cattivo gusto, in ogni senso (il bassista sfoggia un basso con il corpo e forma di bottiglia di Jack Daniel's con tanto di etichetta (come vedete nell'immagine: cosa c'è di più chic?)), ma se chiudo gli occhi e mi lascio trascinare dalle note, in fondo è magia pura.

Eddie Van Halen ha inventato il tapping, la tecnica con cui vengono utilizzate entrambe le mani sul manico dello strumento riuscendo ad ottenere una raffica di note prima inconcepibile: Eddie introdusse questa tecnica in un breve pezzo strumentale (Eruption) nel primo album della band (nel 1978) e narra la leggenda (quasi assurta a verità) che suonasse quel pezzo, durante i concerti, girando la schiena al pubblico, così che non pochi, anche colleghi chitarristi, si scervellassero su come facesse quel ragazzino ad ottenere quell'effetto. Quando fu svelato divenne una tecnica assolutamente fondamentale per ogni chitarrista che si rispetti, portando il talento e l'inventiva di questo figlio di emigranti olandesi in giro per il mondo tra le mani di tanti altri guitar hero (o aspiranti tali). We love you, Eddie!
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