Berlusconi & Stati Uniti d'America


Berlusconi è invitato a parlare al congresso degli Stati Uniti d'America in seduta plenaria. Nessuno sa perché: si parla di un favore personale per la campagna elettorale da parte dell'amico Bush, e, pur cercando altre ipotesi per non essere quello che ne parla sempre male, giuro che non mi viene in mente nessun altro motivo.

17.09 - Berlusconi entra nell'aula, sfoggiando il suo largo sorriso d'ordinanza. Stringe decine di mani mentre si avvicina al pulpito accompagnato da una standing ovation. Molti lo salutano, ma lui si guarda bene dal rispondere (sarà perché non capisce cosa dicono). Sale sul palco, orgoglioso, fiero, severo.

17.11 - Due minuti di applausi con tutto il pubblico in piedi (ma, perché?). Presentazione da parte dell'incaricato e un altro scroscio di applausi in piedi di tutto il Congresso. Le telecamere riprendono gli astanti e coglie qualche sguardo scambiato tra il pubblico che sembra significare: "Ma perché lo stiamo facendo?". Esordio in inglese con la solita pronuncia scolastica (sitisin = citizen) da sbellicarsi dalle risate. Impegno di memorizzazione comunque apprezzabile visto che lancia solo occhiate distratte al foglio che ha davanti.

17.13 - Ringraziamenti vari: "Vi ringrazio per aver salvato il paese dal fascismo (ma lo sanno che lui è alleato con Alleanza Nazionale?), vi ringrazio per aver salvato l'Europa dalla minaccia Sovietica incombente per decenni (ma lo sanno che la Fininvest ha fatto per anni affari con l'Unione Sovietica comunista?), vi ringrazio per il piano Marshall (ma lo sanno che lui è alleato con Alleanza Nazionale?)".

17.15 - Altra standing ovation (uso il termine inglese perché siamo in tema).

17.16 - Parte il discorso in italiano (finalmente, stava diventando imbarazzante): "Siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione di imprese promosse dagli Stati Uniti d'America (lo ripete più e più volte, in continuazione, ossessivamente "Stati Uniti d'America"!) e di essere stati alleati fedeli agli Stati Uniti d'America. Abbiamo 40.000 soldati impegnati nelle zone in cui si sono aperte delle ferite da sanare (Balcani, Kosovo, Afganistan, Iraq, etc...).

17.19 - "A Genova tutti i presidenti erano riuniti. Questo dava la mano a quello, quello salutava quell'altro, quello scherzava con quell'altro ancora. Tutti erano in pace e la guerra fredda pareva dimenticata (Perché ce la mena costantemente con questa Guerra Fredda? È finita ormai più di dieci anni fa...). Potevamo consegnare un mondo migliore ai nostri figli, ma... l'11 settembre ha inizio una guerra diversa e imprevedibile: non è un conflitto tra stati (e qui se la cava), non un conflitto tra civiltà (e adesso dove va a parare?), si tratta di un attacco dell'integralismo contro l'avanzata delle civiltà (che vuol dire tutto e niente)."

17.20 - Altro applauso a scena aperta alla parola "libertà" (sembra un cantante rock che cerca una rima (o un applauso) facile).

...bla bla libertà bla bla democrazia bla bla benessere...

17.22 - Altro applauso alla parola libertà (sembra un cantante rock che cerca una rima (o un applauso) facile).

...bla bla libertà bla bla democrazia bla bla benessere...

17.24 - Applauso alla parola "libero mercato" (e qui l'interpretazione si fa più sottile, no?).

...bla bla libertà bla bla democrazia bla bla benessere...

17.31 - Abbiamo avviato un processo di riforme nel nostro paese..." (ancora?).

...bla bla libertà bla bla democrazia bla bla benessere...

17.33 - Ricomincia in inglese (giusto due parole finali, tanto gli spettatori veri e ai quali è diretto questo discorso sono in Italia, non dicerto negli "Stati Uniti d'America").

17.34 - Non ci posso credere! Racconta un aneddoto della sua infanzia (metteteci voi l'intonazione solenne): "C'era una volta (maddai! Once upon a time...), un ragazzo, gi(u)ovane, appena diplomato, che viene portato dal padre a visitare un cimitero in cui erano sepolti uomini coraggiosi. Il padre fece promettere al gfiglio di non dimenticare mai quel sacrificio fatto per la sua libertà. Fece promettere gratitudine eterna a quel popolo. Quel padre era mio padre e quel figlio ero io (chi l'avrebbe detto?). Non dimenticherò mai quella promessa. Thank you". Applausi scroscianti (non ho visto la lacrimuccia ma ci stava a pennello. Magari la aggiungiamo in post-produnzione, eh?).

17.36 - Meno male che è finita...

Certo che il buon Mortadella (oltre a non essere invitato... ecchissenefrega) avrebbe fatto una ben diversa impressione. Ah, la figura "del pirla" per essere chiaro.
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